Quirinale: si vota il 18 Aprile. Siti online di giornali nazionali chiedono a noi lettori: "Chi vuoi al Quirinale?".
E si apre di seguito una sfilza di nomi, alcuni forse, improponibili, altri meno. (vedi per es. Corriere.it)
"Vota il tuo presidente", dice l'intestazione.
La cosa, probabilmente, fa riflettere da sé. Già mesi fa ci eravamo chiesti chi votare, senza avere alternative valide, credibili, che ci dessero una boccata d'aria, un sollievo, piccolo ma tale. Ed eccoci oggi a parlare di "stallo". Eh già. Sembra che "spread" per un po' si sia messo da parte per far spazio a questa "nuova" parola...
Quindi: tanti problemi, tanti soldi, tante chiacchiere e ora ci ritroviamo a parlare di immobilismo e di "perder tempo". Ognuno a modo suo si dice dinamico, proponendo un nome, non proponendone nessuno, certo perché anche "il non fare" è già qualcosa.Vale il principo anche in politica, oggi?
Stamane ha chiuso battenti pure il ristorante al Senato e ci sono a rischio 19 posti lavoro e lo stomaco dei nostri senatori. A volte mi chiedo con che pensiero vadano a letto la sera, pensando a cosa mettersi l'indomani o a cosa dire (o non dire ai giornalisti), ma sinceramente non ne ho la più pallida idea. Sono uomini come noi, ma sono esponenti della pubblica amministrazione, votati da noi, eletti per noi e per loro.
Ma forse questa gerarchia oggi si è rovesciata, ma non per tutti spero.
Il presidente Napolitano piaceva molto l'anno scorso alla mia vicina di casa, ma adesso mi ripete "che non ha fatto niente". Crozza si è "divertito" a scherzare sul dubbio di Napolitano, sui dubbi che, forse, lo hanno indotto a prendere decisioni affrettate e palesemente inadeguate. Oppure, si è trattato del "meno peggio". Come se ci fosse solo e soltanto il meno peggio (e il "meglio" deve ancora venire....).
Sarà pur vero che "Dubito ergo sum", ma se il Capo dello Stato ora non ha più neanche la certezza di esserci, siamo proprio allo sbaraglio.
Il sistema politico sembra esausto, gli elettori lo sono e in tanti ci chiediamo: chi voglio come Presidente? Siamo divisi, siamo aperti a nuove soluzioni e magari, come lo è stato per Camera e Senato, rimarremo sorpresi, in bene spero. E la parola "stallo" non sarà più di moda, ma lo saranno: "sviluppo, crescita, progresso", finalmente.
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di Lucia Geremia
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