Crisi esistenziali, prima o poi arrivano. E ritornano. Quando la sera poggi la testa sul cuscino, la tua mente fatica ad acquietarsi, e non perché il giorno dopo ti aspetta l'ennesimo esame, ma perché una domanda senza risposta rimbomba nella tua testa: «E dopo?».
Ad un certo punto, alla soglia dei 25 anni, la vita comincia a farsi piena di scadenze, di appunti, di impegni e di scelte che non puoi più rimandare. Il tempo improvvisamente sembra passare dalla parte opposta: non ti accompagna più, ma ti rema quasi contro. Almeno, così sembrerebbe.
Quella valigia che portavi sempre con te piena di sogni, di vorrei, di ambizioni e di brillanti prospettive comincia a caricarsi di paure e di angosce che ti portano a cercare su Google consigli su come affrontare lo stress. Che tristezza, anzi, che stress! Un aperitivo in meno, una tasca sempre più leggera e una coscienza sempre più pesante. Cominci a fare i conti diversamente con te stesso e con gli altri. Poi ti fermi e ti accorgi che in realtà te l’eri immaginato tutto diverso: una scala, una lunga grandinata fatta di tappe, di età, di emozioni e di persone belle e brutte. Ti accorgi di non essere riuscito a rispettare quel programma e, senza accorgertene, hai scelto cose, posti e persone che incontravi sulla tua strada e hai smesso di scegliere posti e persone che non si trovavano più su quella stessa corsia.
Per tanti motivi, vuoi i più nobili o i più cinici, ma forse più per orgoglio e per convinzione, decidi di non tornare indietro. Invece, accade esattamente il contrario.
Eppure, un tornar indietro equivale mai alle stesse cose, persone, situazioni che abbiamo lasciato prima? O si tratta di un tornare indietro per passare avanti, per chiudere dei conti lasciati in sospeso, o ancora per ritrovare se stessi senza gli altri o per ritrovare gli altri con (o senza?) se stessi.
Sono dell’idea che come la storia non sia sempre, ahinoi, un progresso, anche la vita, allo stesso modo, non segua nessuna scaletta, nessun programma, alla faccia di qualunque previsione. Chi non ha sentito raccontare, magari lo ha vissuto sulla propria pelle, di quel qualcosa come "caduto dal cielo"? E se, invece, non avessimo letto bene le carte in tavola? Forse, è l'istinto che a volte ne sa più di noi e della nostra agenda 2016, e ci porta fin lì, in quel fatidico “posto e momento giusto”. Così, l’hardware parte da solo e ci stupisce, perché al momento non lo si comprende, ma col tempo, santa pazienza, si fa sentire, si rivela a chi presta ascolto.
Mi piace pensare che viaggiando con la mente ogni mattina sulla strada che porta alla mia destinazione, cambio continuamente percorso: divento un architetto, un informatico e anche uno stilista. Poi arrivo ed eccomi alla mia scrivania, ma niente mi impedisce di continuare a sognare al mio ritorno e migliorare con l'immaginazione le cose che faccio, le persone che incontro, il modo di pensare e, chissà, anche di essere. A volte, credo di fare un po’ di confusione, ma era proprio questo il mio obiettivo, perché nulla resti com'è e perché quel cortile che intravedo appena ogni mattina, un giorno, mi si riveli in una tutta la sua sfolgorante bellezza. Intanto, però, immagino, sogno e progetto. Alla fine non so cosa ne verrà fuori e anche se da un lato mi spaventa, dall'altro non vedo l’ora di scoprirlo. Anche se fosse un tornare indietro, ma sempre e comunque per andare avanti.
Sulla strada verso. |