mercoledì 20 febbraio 2013
E io, per chi voto?!
Non starò ad elencare i signori politici della "cara" campagna elettorale, eppure a forza di urla, promesse, metafore, cagnolini, catene e sarcasmi...forse, siamo tutti un po' confusi!
Proprio qualche giorno fa, nei pressi di Largo Chigi a Roma, quando una giornalista dietro di me, ha chiesto a un passante se sapesse già chi votare, ho pensato, forse come tanti: "E se adesso lo chiede a me, cosa le rispondo?". Allontanandomi, ho fatto in tempo a sentire la risposta del signore intervistato: "Non lo so e non so cosa mi potrà far cambiare idea".
Sul bus,tornando a casa, la prima risposta che mi è venuta in mente è stata: "So per chi Non votare". Come sempre, si inizia dalle cose negative. C'è chi veramente non mi ha convinto, c'è chi mi ha dissuaso dalle mie convinzioni, c'è chi mi ha lasciato esterrefatta. D'altro canto, ho avuto anche la mia conferma di questa politica dove ormai "piove sul bagnato". Non penso di essere l'unica, anche il comico Crozza in un suo intervento, aveva detto che era stanco di questa campagna elettorale.
Pare dai sondaggi che gli italiani indecisi si aggirino all'11% circa, è dichiaratamente astensionista l'11,5 %, mentre chi ha già decretato si attesta al 69%. Una buona percentuale. Peccato che questa campagna ci lasci un po' d'amaro in bocca. Qualcuno crede veramente nel voto che segnerà, qualcun'altro lo farà con rabbia senza avere alternative, ma consapevole dell'importanza del proprio gesto, infine rimane chi pensa che "se effettivamente valesse qualcosa, non ce lo lascerebbero fare". L'astensionismo sarà anche a causa di una certa intolleranza di questa politica che puzza ormai di marcio. Eppure, sarebbe un grave errore: arrivare ancora incerti al giorno dell'elezioni o addirittura scegliere di non dare il proprio contributo. Sarebbe come far vincere un impulso emotivo che vorrebbe trovare ragione ma non ce l'ha, sarebbe come fidarsi dell'istinto quando qui c'è in gioco il nostro futuro ed è nostro dovere giocare tutte le carte a disposizione. Dobbiamo scommettere: in ogni caso.
In effetti, anche a confronto con le elezioni di altri paesi, le nostre si rivelano anche un po' particolari. C'è chi va solo in TV, c'è chi va solo in piazza (forse?) e poi tutti litigano come matti. Invece di schermirsi (con brutte parole e a volte anche con lusinghe), di colpevolizzarsi a vicenda e trovare un misero capro espiatorio per ogni evento che salta fuori... perché non discutere, argomentare e confrontarsi sulle proposte avanzate? Che stiamo ad ascoltare noi allora?
Questi ruba bandiera, questi giochetti mi sanno proprio d'infantile, in tutte le campagne elettorali accade che ci si provochi tra contendenti...ma non fino a questo punto.
Inoltre, durante queste elezioni si è fatto un grande utilizzo dei mezzi di comunicazione, soprattutto TV e talk show. Di parole perciò ne sono girate abbastanza, un po' a vuoto, a meno che non fossero battute, gaffe che potessero dar luogo a spettacoli, equivoci e via dicendo.
Tante promesse che si spera vengano ricordate anche dopo, e se si batte sempre sulle stesse cose si tralasciano altri problemi e di quelli seri.
Un "esempio".
Da un'analisi dell'Economist emerge che "l’economia italiana sia andata a picco". Nella classifica della crescita, negli ultimi dieci anni (2001-2011) l’Italia risulta il terz’ultimo Paese al mondo (190 paesi). E' cresciuta solo dello 0,2% in dieci anni, come dire che è rimasta ferma. Hanno fatto peggio di noi solo lo Zimbabwe (-5,1%) e Haiti (+0,1%), il primo devastato da Mugabe, il secondo da un catastrofico terremoto*.
Di riforme se n'è parlato?
Forse, non dovrebbero trattare solo di politica, ma anche di cultura e della nostra società... perché se è vero che abbiamo bisogno di una rivoluzione, dovrebbero quanto meno mostrarci una Strada.
*“Pocket World In Figures 2013” dell’Economist
Lucia G.
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