Dove finiscono le storie mai raccontate?
Una storia inventata e mai scritta, un pensiero inedito, una geografia immaginata e mai cartografata. È il destino delle parole mancate, delle utopie non dette ma sospirate, delle storie inventate ma mai raccontate, di muti Omeri e Ulisse senza gloria. Sono Parole in Fuga che non hanno ascoltato ragione e hanno scelto di affidarsi a Rosa.
Ogni volta che dimenticavo un suo aneddoto, mio nonno mi ripeteva spesso di seguire "la vecchia signora" per ripercorrere il viaggio delle parole ormai ricordo.
Una storia inventata e mai scritta, un pensiero inedito, una geografia immaginata e mai cartografata. È il destino delle parole mancate, delle utopie non dette ma sospirate, delle storie inventate ma mai raccontate, di muti Omeri e Ulisse senza gloria. Sono Parole in Fuga che non hanno ascoltato ragione e hanno scelto di affidarsi a Rosa.
Ogni volta che dimenticavo un suo aneddoto, mio nonno mi ripeteva spesso di seguire "la vecchia signora" per ripercorrere il viaggio delle parole ormai ricordo.
Il sole caldo batte sul suo scialle arancio e sulla sua tempia scende una treccia lenta. Dopo anni trascorsi a cercarla, Rosa mi appare proprio come una vecchia signora: stanca, suscettibile a ogni minimo mutamento, a tratti anche bizzarra.
Già al primo incontro mi accorgo che Rosa non soffia solo per sé, ma avanza respiro anche per altri otto: gli otto suoi figli. Sono loro che trascinano, per errore o per protesta, – che non si dica per natura –, i ricordi mancati, le parole sfuggite. Il nonno però mi aveva istruita bene: «Se non fosse per Maestrale che confonde e per Scirocco che incanta, solo Libeccio e Tramontana potranno rivelarti dove trasportano i nostri ricordi». Ma non è il luogo di destinazione che più a me interessa, ma sapere quale viaggio essi intraprendano. Se partono con gli otto e loro se ne appropriano – magari, penso, ne faranno una storia per davvero – oppure, li custodiranno per averne compagnia, o solo per fare un dispetto a mamma Rosa. Perché è a lei che l’uomo pensieroso li aveva affidati per un momento.
Già al primo incontro mi accorgo che Rosa non soffia solo per sé, ma avanza respiro anche per altri otto: gli otto suoi figli. Sono loro che trascinano, per errore o per protesta, – che non si dica per natura –, i ricordi mancati, le parole sfuggite. Il nonno però mi aveva istruita bene: «Se non fosse per Maestrale che confonde e per Scirocco che incanta, solo Libeccio e Tramontana potranno rivelarti dove trasportano i nostri ricordi». Ma non è il luogo di destinazione che più a me interessa, ma sapere quale viaggio essi intraprendano. Se partono con gli otto e loro se ne appropriano – magari, penso, ne faranno una storia per davvero – oppure, li custodiranno per averne compagnia, o solo per fare un dispetto a mamma Rosa. Perché è a lei che l’uomo pensieroso li aveva affidati per un momento.
Percorro una serie di tornanti, fin su una torre senza apparente uscita: è lì che intravedo le mie guide. Grecale mi chiede subito come dovrà chiamarmi: naufraga felice – rispondo. Un sorriso quasi beffarlo si disegna tra le nuvole che lo abbracciano affettuosamente. Subito mi indica un punto, mi avvicino: è un filo rosso. Come quello dei marinai che tengono stretto e legato alle proprie ancore, come tante mani nodose: alcune scritte e alcune no. Lungo un viale che si sposta insieme all'orizzonte, eccoli lì: i ricordi destati, i pensieri dimenticati, le parole smentite. Un lungo tracciato, un sentiero tortuoso tra le montagne alte e le spiagge basse, dove sono loro a spargere briciole di luce. Come lanterne magiche: quelle mani si uniscono e si tengono emanando suono e colore al rintocco del sole e della luna.
Ponente mi fa cenno di andar via e con l’occhio della coda rimprovera severamente Grecale, ma gli è impossibile negare un minimo di compiacimento. Ostro, il più timido, rimane nell'ombra e siede accovacciato su un mucchio di lucciole. Riconosco le voci dei miei personaggi e quelli di Pirandello. Non i sei, ma gli altri ventitré quelli in cerca di parole. Di parole e di amore. Nessuno si era veramente affezionato a loro tanto da addomesticarli, da costruire dei legami tali da non doverli affidare alla Signora Rosa dei Venti.
Devo seguire Levante che piano piano mi riconduce verso il basso, una larga campagna, dove i ricordi prendono di nuovo ossigeno, i pensieri si legano ad altre persone, le storie si mescolano e tornano a fantasticare insieme agli uomini. Lontano da Rosa ma non troppo, perché non sappia che i ricordi tornano, sotto varia forma, ma tornano.
Ponente mi fa cenno di andar via e con l’occhio della coda rimprovera severamente Grecale, ma gli è impossibile negare un minimo di compiacimento. Ostro, il più timido, rimane nell'ombra e siede accovacciato su un mucchio di lucciole. Riconosco le voci dei miei personaggi e quelli di Pirandello. Non i sei, ma gli altri ventitré quelli in cerca di parole. Di parole e di amore. Nessuno si era veramente affezionato a loro tanto da addomesticarli, da costruire dei legami tali da non doverli affidare alla Signora Rosa dei Venti.
Devo seguire Levante che piano piano mi riconduce verso il basso, una larga campagna, dove i ricordi prendono di nuovo ossigeno, i pensieri si legano ad altre persone, le storie si mescolano e tornano a fantasticare insieme agli uomini. Lontano da Rosa ma non troppo, perché non sappia che i ricordi tornano, sotto varia forma, ma tornano.
Se c’è una cosa che ho capito grazie al consiglio di mio nonno, salendo su quella torre senza uscita, è che i venti sussurrano alle nostre orecchie storie già esistite, dimenticate o soltanto inseguite, e gli uomini ne affidano a loro qualcuna di più bella e luminosa. Perché Rosa e i suoi figli possano, nell'universo che c’è, girovagare, esplorare e donare per noi senza perdere la via verso casa. Perché l’immaginazione e la fantasia hanno bisogno di perdersi, di mescolarsi e di ritrovarsi, così come i ricordi e i racconti.
Lontano da chi li ha pensati per viaggiare nel tempo e giungere fin dove possono servire. Gli otto venti spirano e portano con sé memorie, vecchie e nuove, già di tutti o ancora di nessuno. Forse, non si perde niente: luce alla luce e buio al buio. L’uomo per un attimo o per tutta la vita rincorre i suoi sogni verso luoghi e giorni che non esistono ancora.
Lontano da chi li ha pensati per viaggiare nel tempo e giungere fin dove possono servire. Gli otto venti spirano e portano con sé memorie, vecchie e nuove, già di tutti o ancora di nessuno. Forse, non si perde niente: luce alla luce e buio al buio. L’uomo per un attimo o per tutta la vita rincorre i suoi sogni verso luoghi e giorni che non esistono ancora.