lunedì 4 febbraio 2013

Radici Profonde



Siamo forse il posto da cui veniamo?

Ci sono persone che le rinnegano, che non sentono il bisogno di averle o che soffrono perché non sanno quali siano le loro precisamente. D’altro canto e per la maggiore, invece, c’è chi ne parla come se fossero tutta la vita, diventano per loro quasi un’ossessione o magari un “sogno”, dove tornare da pensionato. E se le radici di una persona dicono veramente chi è, perché a volte sentiamo il bisogno di fuggire da queste, mentre in altre, causa forza maggiore, non vediamo l’ora di riconciliarci con esse? 

Forse, andiamo via da quella Nostra terra che ci ha dato i Natali solo perché ne abbiamo la libera possibilità e allora vogliamo semplicemente goderne. Mi spiego: come nella favola della volpe che non arriva all’uva e si difende, dicendo che tanto l’uva non era matura; noi al contrario possiamo arrivarci benissimo ma non sapendo cosa troveremo. Allora, dopotutto, se si può, perché non rischiare? Certo, poi tutto dipende dal carattere di ciascuno: c’è chi è portato a tagliare subito il cordone ombelicale, c’è chi invece ha quasi paura di uscire dal proprio nido… ma questo cambia da persona a persona, da cultura a cultura. Ebbene, perché andare via per poi non vedere l’ora di tornare? Questa domanda, apparentemente scontata o retorica, tocca invece diversi argomenti e cunicoli profondi: dall’emigrato che va via per cercare lavoro, dal giovane che parte per cercare fortuna, per coltivare una passione, un interesse o per inseguire un Amore.
Eppure, con i piedi in avanti, molto spesso volgiamo quella testa all’indietro chiedendoci: ho fatto la cosa giusta ad andarmene? A casa sarei sempre stato qualcuno: ero figlio di… e fratello di… qui in un altro mondo, non sono più nessuno, forse non sono più nemmeno io. Devo ricominciare tutto da capo.       
                                
Per alcuni diventa proprio questo l’obiettivo: tagliare con il passato e cambiare, essere qualcun altro. Eppure, riflettendoci non è mai così, antropologicamente parlando, noi siamo le persone che abbiamo conosciuto nella nostra vita, siamo le esperienze che abbiamo vissuto, siamo pure i posti che abbiamo visitato e ci hanno lasciato una traccia da seguire, perché consona con i nostri desideri più profondi. 
Piano piano cresce un rimpianto, una nostalgia che non è legata solo alle persone che abbiamo lasciato, ma tanto di più e tramite loro, è legata al posto, a quella mitica terra. Mitica perché una volta andati via, la si inizia a mitizzare: speri non sia cambiato nulla, poi torni, finalmente, e ti accorgi con tua grande delusione che effettivamente nulla è cambiato. Tutto di te, però, non è rimasto al suo posto.
Ed ecco che riparte quella voglia: “Via da qui, per poi essere lontano, lontani e avere di nuovo la voglia e il bisogno di tornare”. Per riconciliarsi con gli altri, con se stessi e con quella terra che rimproveriamo direttamente e che indirettamente vantiamo sempre, con la mente e col cuore, sperando intimamente non cambi mai. Perché le radici, come tutti sanno, per crescere e dar frutto, devono esser salde, forti e ogni tanto, ripeto almeno ogni tanto, curate. E invece rimangono profonde, dove nessuno li vede o pensa di non vederle o che addirittura si convince non ci siano, ma è grazie a loro se stiamo in piedi, se siamo quello che siamo, se tutto sommato, noi esistiamo. 

Lucia G.

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