Siamo forse il posto da cui veniamo?
Ci
sono persone che le rinnegano, che non sentono il bisogno di averle o che
soffrono perché non sanno quali siano le loro precisamente. D’altro canto e per
la maggiore, invece, c’è chi ne parla come se fossero tutta la vita, diventano per loro quasi un’ossessione o magari
un “sogno”, dove tornare da pensionato. E se le radici di una persona
dicono veramente chi è, perché a volte sentiamo il bisogno di fuggire da
queste, mentre in altre, causa forza maggiore, non vediamo l’ora di
riconciliarci con esse?
Forse,
andiamo via da quella Nostra terra che ci ha dato i Natali solo perché ne
abbiamo la libera possibilità e allora vogliamo semplicemente goderne. Mi
spiego: come nella favola della volpe che non arriva all’uva e si difende,
dicendo che tanto l’uva non era matura; noi al contrario possiamo arrivarci
benissimo ma non sapendo cosa troveremo. Allora, dopotutto, se si può, perché non
rischiare? Certo, poi tutto dipende dal carattere di ciascuno: c’è chi è
portato a tagliare subito il cordone ombelicale, c’è chi invece ha quasi paura
di uscire dal proprio nido… ma questo cambia da persona a persona, da cultura a
cultura. Ebbene, perché andare via per poi non vedere l’ora di tornare? Questa
domanda, apparentemente scontata o retorica, tocca invece diversi argomenti e
cunicoli profondi: dall’emigrato che va via per cercare lavoro, dal giovane che
parte per cercare fortuna, per coltivare una passione, un interesse o per
inseguire un Amore.
Eppure, con i piedi in avanti, molto spesso
volgiamo quella testa all’indietro chiedendoci: ho fatto la cosa giusta ad
andarmene? A casa sarei sempre stato qualcuno: ero figlio di… e fratello di… qui
in un altro mondo, non sono più nessuno, forse non sono più nemmeno io. Devo
ricominciare tutto da capo.
Per alcuni diventa proprio questo l’obiettivo:
tagliare con il passato e cambiare, essere qualcun altro. Eppure, riflettendoci
non è mai così, antropologicamente parlando, noi siamo le persone che abbiamo
conosciuto nella nostra vita, siamo le esperienze che abbiamo vissuto, siamo
pure i posti che abbiamo visitato e ci hanno lasciato una traccia da seguire, perché consona con i nostri desideri più profondi.
Piano piano cresce un rimpianto, una nostalgia che non è legata solo alle persone che abbiamo lasciato, ma tanto di più e tramite loro, è legata al posto, a quella mitica terra. Mitica perché una volta andati via, la si inizia a mitizzare: speri non sia cambiato nulla, poi torni, finalmente, e ti accorgi con tua grande delusione che effettivamente nulla è cambiato. Tutto di te, però, non è rimasto al suo posto.
Ed ecco che riparte quella voglia: “Via da qui, per poi essere lontano, lontani e avere di nuovo la voglia e il bisogno di tornare”. Per riconciliarsi con gli altri, con se stessi e con quella terra che rimproveriamo direttamente e che indirettamente vantiamo sempre, con la mente e col cuore, sperando intimamente non cambi mai. Perché le radici, come tutti sanno, per crescere e dar frutto, devono esser salde, forti e ogni tanto, ripeto almeno ogni tanto, curate. E invece rimangono profonde, dove nessuno li vede o pensa di non vederle o che addirittura si convince non ci siano, ma è grazie a loro se stiamo in piedi, se siamo quello che siamo, se tutto sommato, noi esistiamo.
Lucia G.
Piano piano cresce un rimpianto, una nostalgia che non è legata solo alle persone che abbiamo lasciato, ma tanto di più e tramite loro, è legata al posto, a quella mitica terra. Mitica perché una volta andati via, la si inizia a mitizzare: speri non sia cambiato nulla, poi torni, finalmente, e ti accorgi con tua grande delusione che effettivamente nulla è cambiato. Tutto di te, però, non è rimasto al suo posto.
Ed ecco che riparte quella voglia: “Via da qui, per poi essere lontano, lontani e avere di nuovo la voglia e il bisogno di tornare”. Per riconciliarsi con gli altri, con se stessi e con quella terra che rimproveriamo direttamente e che indirettamente vantiamo sempre, con la mente e col cuore, sperando intimamente non cambi mai. Perché le radici, come tutti sanno, per crescere e dar frutto, devono esser salde, forti e ogni tanto, ripeto almeno ogni tanto, curate. E invece rimangono profonde, dove nessuno li vede o pensa di non vederle o che addirittura si convince non ci siano, ma è grazie a loro se stiamo in piedi, se siamo quello che siamo, se tutto sommato, noi esistiamo.
Lucia G.
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