ISTANBUL. Una foto sembra essere diventata il simbolo degli scontri di questi giorni in Turchia. Una ragazza con una giacca rossa impavida e immobile resiste al getto d'acqua dell'idrante della polizia che le si sferra contro come un pugno sulla faccia. Sui vent'anni, coraggiosa, decisa a prendersi il getto degli idranti di quella polizia che invece di difendere il popolo, difende il Governo.
Ragazzi che protestavano a Taksim per Gezi Park contro l'abbattimento di alberi per la costruzione di un centro commerciale nel centro di Istanbul. Una manifestazione sfociata nel caos. Una primavera araba-turca, secondo alcuni. Ma per il premier Recep Tayyip Erdogan "quelli che dicono che è in corso una primavera turca non conoscono la Turchia".
E allora cosa sta succedendo nella sedicesima potenza economica del mondo? Una serie di riforme messe in atto dal Governo ha provocato la reazione di giovani e non contrari a diverse misure, come il divieto dell'alcool dalla 22 alle 6 di mattina a cento metri da una moschea o da una scuola, il divieto morale di effusioni in pubblico tra fidanzati che ha scatenato due settimane fa la "protesta dei baci" in una stazione ad Ankara.
Erdogan, leader del partito islamico
Akp, è giunto così allo scontro con quella società laica che nel conservatorismo religioso ben poco si riconosce. Ma secondo il premier quanto accade nelle strade è "orchestrato da estremisti" e potrebbero addirittura esserci legami con "soggetti stranieri".
Intanto, la stampa turca o le stesse istituzioni sembrano minimizzare quanto sta accadendo per le strade, ma la lotta ideologica non finisce qui e i giovani animi turchi non si placano per dar voce alle loro richieste e ai loro diritti. Una battaglia iniziata in difesa di 600 alberi. Ma adesso in ballo non c'è solo verde, ma la speranza nel bene comune. Oltre i Media e oltre la politica.
(Sinem Babul, fotoreporter freelance)