E' di oggi la notizia delle dimissioni di Napolitano. Anche Benedetto XVI si era dimesso intorno all'ora di pranzo. Il primo non per sua volontà, ma perché costretto, nonostante la sua età, la sua stanchezza e il suo mandato costituzionalmente concluso, a dover rimanere. Dimessosi per rimanere: la questione chiaramente non è così semplice. Il Papa emerito con lo stupore di tanti aveva deciso di lasciare per mancanza di "vigore fisico e spirituale". E' una bella contraddizione che balza alla mente di tutti. Un passo indietro però non so quante speranze dia.
Non aver avuto il coraggio di fare scelte o, come tanti inveiscono, aver avuto il coraggio di pensare a una mossa, a una strategia in una situazione del genere, non offre un sospiro di sollievo. I vincitori non siamo noi, purtroppo. Noi siamo e rimaniamo a lungo "voci fuori dal microfono" perché la luce non è puntata su di noi, mentre la sedia traballa e il tetto di casa nostra perde acqua, non riusciamo a occuparci anche di questo. In politica oggi sembra che di soluzioni non ne voglia trovare nessuno, le critiche costruttive non esistono più, l'unica risposta sembra andare via ma non per fare spazio al nuovo, ma per trovare consolazione nel "vecchio, buono e per lo meno conosciuto".
Da giù, se alziamo gli occhi per un istante, vediamo un cielo grigio che promette temporale, e che la perturbazione possa passare presto non è prevedibile. I risvolti sono diversi: o il nostro Capo dello Stato decide per una "nuova" rotta a cui tutti dovranno dire sì, anche se lascia scontento qualcuno, oppure si torna al voto, forse a giugno. E allora sarà estate, ma non veramente. La pioggia continuerà a cadere.
Dal di fuori, il mondo ci vede come le vittime di una burrasca con una bussola scottante che salta dalle mani di uno all'altro.
La Bbc racconta: “Nella crescente disperazione, si sono rivolti all’uomo che avrebbe dovuto andare in pensione”.
Il “naufragio della politica”: Le Monde legge così la rielezione di Napolitano, al di là dei giudizi, in genere positivi, sul capo dello Stato uscente e subentrante. E ancora, il New York Times vede come “una speranza” una grande coalizione tra destra e sinistra, di fronte al “crescente caos politico” italiano.
Larghe intese, inciuci, incontri e retromarce. Forse loro, dall'estero, ci "vedono" meglio e ci capiscono di più. Sarebbe più facile, in effetti, andare via piuttosto che rimanere a parlare di rinnovamento e aspettare che qualcuno lecchi le ferite e metta il gesso attorno alle rotture.
E' in atto una rivoluzione politica e sociale, come in una spirale, ormai ci siamo dentro anche noi giovani, con tutti i nostri sogni e piccoli progetti. E per adesso, almeno io, non mi "dimetto".
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