Un lavoro
sempre più a rischio. C’è chi lo vive così uscendo da casa, chi invece, per raccontare i fatti, si reca in quei posti dove faranno di tutto per privarlo della voce.
Il 2012 è stato l’anno record di giornalisti uccisi e incarcerati: in 121 hanno perso la vita lavorando. Le zone
maggiormente interessate sono state e continuano ad essere il Medio Oriente e
il Nord Africa (26 morti), seguono l’Asia (24 morti) e l’Africa sub sahariana
(21 morti). Il continente americano è l’unico a registrare un calo, seppur
relativo, del numero di giornalisti assassinati(15). Il bilancio non è mai stato così negativo dal 1995. In questi ultimi anni,
il numero dei reporter, cronisti, blogger è cresciuto fino a raggiungere i 67
morti nel 2011, 58 nel 2010, 75 nel 2009.
Chi/cosa c'è dietro. I giornalisti che hanno perso la vita
nel corso del 2012 sono stati vittime della copertura di conflitti o attentati,
oppure assassinati per mano di gruppi legati alla criminalità organizzata
(mafia, narcotraffico...), di milizie islamiche o per ordine di ufficiali
corrotti. Pagine lunghe, grigie come lapidi che delineano “veri cimiteri” per i giornalisti, come la Siria che ha visto scomparire 17 giornalisti, 44
cittadini-giornalisti e 4 collaboratori dei media solo nello scorso anno. Esattamente in
questi giorni, il giornale La Stampa ha lanciato l’allarme sulla scomparsa di un
loro inviato: Domenico Quirico non dà più sue notizie dal 9 Aprile, quando si trovava a Homs, in Siria.
Costa tanto oggi cercare le notizie, sventrare storie di sangue laddove
tutto viene celato, oggi più che mai. E se
chiedi a un giornalista, ti risponderà che “*il pericolo non può essere evitato
o sterilizzato, sarebbe illusorio pensarlo”. O ancora: “**Non possiamo pensare di osservare le formiche
dall’alto usando la lente di ingrandimento per avere l’illusione di essere
vicini. Noi dobbiamo invece assumere il punto di vista delle formiche, stare
con i piedi ben ancorati a terra: essere cronisti del reale”.
Eppure oggi, un mestiere così prezioso per la vita dell’uomo, per la sua
libertà di pensiero e di informazione, rischia di non essere più libero e sicuro.
Di questi tempi in Italia molti inveiscono contro i Media quali coautori del
malessere che viviamo, ma proprio in questi anni molti giornalisti hanno
denunciato truffe, privilegi, sprechi delle caste e non solo. E’ il loro
lavoro, dal loro punto di vista che non cerca di storcere la realtà o di darne
una diversa accezione a seconda dei casi, ma di ricostruirla in una cornice di senso che sia il più
possibile "vicina alle formiche".
Oggi ricorre la giornata mondiale dedicata alla libertà di stampa e alla
sicurezza dei giornalisti e a loro va il mio sostegno, perché credo in questa
professione e in chi la svolge, intesa come vero servizio a se stessi e ai cittadini. Quando il microfono è rivolto dalla parte del popolo, ed è il professionista che riunisce le voci e attribuisce un senso al tutto. E’ difficile e comunque rischioso, sotto tanti aspetti, ma quantomeno bisogna crederci.
Citazioni:
* Domenico Quirico, giornalista de La Stampa
** Yoani Sànchez dissidente e giornalista cubana
FONTI: Link: La Stampa, esteri
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