giovedì 16 maggio 2013

Noi: "Quelli dell'ultimo momento"

"Gli esami sono vicini e lo studio è troppo lontano dalla mia stanza....": era la mia canzone, le mie parole ad hoc per la maturità. E già sono trascorsi quattro anni da allora. Ma da questo punto di vista, il mio atteggiamento non è molto "maturato". 
Il tempo scorre, come il nemico più spietato o l'alleato più sincero, che ci cinge addosso la cintura stretta o larga a seconda del caso... Un pomeriggio che non passa mai, una mattina sprecata e volata chissà dove. Ognuno ha il suo esame che lo aspetta al varco: un lavoro, un progetto, un'intera sessione di prove, una scadenza, un countdown che scorre veloce. E noi? Povere vittime o grandi eroi? Sarà pur vero che l'"agenda" fa tanto, ma in realtà tanti di noi vivono quell'ultimo istante da brivido, o meglio, il brivido dell'ultimo istante.

Io sono quella dell'ultimo minuto. Ma sono anche quella che aspetta il minuto giusto, il momento che attribuisce al lavoro in sé una forma, un senso, e a me lo stimolo giusto per farlo. Un primo stimolo (e quello più logico) sarebbe il pensiero di non avere più tempo, ma in fin dei conti il tempo non è altro che un insieme di sensazioni e movimenti. Sento di dover studiare ma sto ferma davanti a un Pc: questo è il mio presente.  Troppo vago, forse? 

In effetti, ne conosco poche di persone che facilmente riescono ad organizzare bene i loro impegni, e nei loro confronti non nascondo una punta d'invidia e di ammirazione anche. Pensandoci, volendo, tutti potremmo riuscirci.... eppure, il mondo ci remerebbe contro comunque! E allora: lasciamo le cose come stanno. 
Ed ecco che si fanno le notti insonni, s'ingoia un libro intero in un pomeriggio, per vomitarlo il giorno dopo. Un'impresa? "Mission impossible"? A volte a riuscirci ci si sente quasi speciali, prima.
Subito dopo, invece, immensamente stupidi: quando oltre al capogiro si sarà aggiunto anche il voltastomaco da indigestione. 
Perché con una valigia preparata all'ultimo momento si rischia di dimenticare qualcosa e, soprattutto, se la si prepara appena svegli, la mattina stessa della partenza, si pensa di averla riempita, quando invece, la nostra valigia sarà rimasta vuota. Peserà solo per convinzione. Poi, certo, se si vorrà convincere anche gli altri del "peso" e, soprattutto, della "consistenza", entrerà in gioco l'arte oratoria o meglio conosciuta come l'arte persuasiva.

E poi ci toccherà fare sogni strani, tipo dover pagare delle multe, correre a piedi scalzi e... sfiorare l'idea che, forse, non abbiamo tutte le carte in regola. Ma noi siamo quelli dell'ultimo momento, le cose a volte riescono brillantemente, altre invece,  miseramente. E in quest'ultimo caso daremo la colpa sempre a lui, a un concetto soggettivo o meramente oggettivo, a un insieme di sensazioni e movimenti. A quello che sarà diventato il nostro peggior nemico: il tempo.  Eppure, c'è chi sostiene che non sempre è colpa nostra, che non dobbiamo preoccuparci troppo del futuro "perché arriverà troppo presto", in maniere imprevedibile. O ancora:
 "Non avremo neanche il tempo per essere noi stessi, avremo giusto il tempo per essere felici".
Se lo vogliamo. Forse, inconsapevolmente o meno, ci crogioliamo in quel brivido, in quella bolla di rischio che non sappiamo quando né come esploderà. Tanto, alla fine dei conti, potremo dire a nostra difesa che: " non c'è stato abbastanza tempo".




  

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