venerdì 1 marzo 2013

Un cattiva parola come "una spada nella roccia"

Per comunicare bene bisogna ascoltare e riflettere sulle conseguenze che le nostre parole possono avere.
Ma quante volte noi compiamo queste due azioni?

Molte persone sanno, e l’hanno provato sulla loro pelle, di quanto le parole possano far bene o far male. Mi sono chiesta perché la gente riesce a offendere con delle "semplici" parole, anche se queste sono dette da una persona per te poco importante. 

Certe parole, si dice, possono ferire dentro e fuori. Quando una discussione diventa scontro verbale, non si tratta più solo di una violenza psicologica, ma anche di una violenza fisica. Non per un dolore "vero" del corpo, ma per la volontà di colpire o annientare il pensiero dell'altro.

Una parola può far male o perché detta da una persona a te cara, di cui hai stima, o da una persona quasi estranea che però colpisce là dove sei più fragile, la dove la tua sensibilità ti fa vacillare.
Il dolore per uno schiaffo passa, ma il motivo, l'offesa legata a quel gesto, rimane per molto più tempo. Un diverbio nasce solitamente da una parola detta male o dal tono con cui la si dice, ma in realtà soffriamo solo se lo vogliamo noi, se lasciamo che quella parola diventi veramente un'offesa.
Qualcuno lascerebbe scorrere, a maggior ragione se la persona che si è pronunciata non è una persona vicina, rivelandosi ai suoi occhi ancora più piccola e gretta. Ma per qualcun altro, no.
No, perché mette in discussione il nostro Ego. Una persona abituata agli scontri verbali dovrebbe ormai essere a prova di "bombe”, che valuta bene cosa dire, scarta mentalmente cosa è stato detto a suo piacimento e lavora costantemente sulle sue emozioni. Sarebbe importante, un esercizio psicologico, allenarsi affinché la nostra autostima non ne risenta, ogni qual volta che una parola sia detta con cattiveria.

In effetti, bisognerebbe ammorbidire l’Ego, far sì che non sia sempre la fonte delle decisioni, in modo da catalizzare le pulsioni egoiche. A tal proposito, vale quel che affermava Einstein: il vero valore di un uomo si determina esaminando in quale misura egli sia riuscito a liberarsi dall’Ego, divenendo un Io adulto e consapevole. E' un duro lavoro, soprattutto per persone il cui l'orgoglio ne sovrasta l'Essere, ma anche per persone sensibili, o magari permalose o irascibili...
Anche chi ha una dura corazza, però, ha una falla e chi ci conosce bene, sa dove colpire. E così, una parola può unire e creare dei buoni rapporti tra le persone o spezzarne definitivamente i legami. 

Un proverbio arabo ci aiuta a migliorare i rapporti con gli altri evitando un cattivo uso delle parole: ogni parola, prima di essere pronunciata dovrebbe passare da tre porte. Sull'arco della prima porta dovrebbe star scritto: "È vera?". Sulla seconda, campeggiare la domanda: “È necessaria?". Sulla terza, l'ultima richiesta: " È gentile?". Una parola giusta può superare le tre barriere e raggiungere il destinatario con il suo significato piccolo o grande. 

Oggi, fuori e dentro casa, si sprecano tante, troppe parole inutili. E allora occorrerebbero cento porte, molte delle quali rimarrebbero sicuramente chiuse.
Eppure, almeno una delle porte sarebbe quanto meno da bussare e chiedersi, di tanto in tanto, se quello che diciamo è veramente ciò che pensiamo e se finirebbe per ferire qualcuno, nel contesto in cui lo diciamo. Un'ottima riflessione per comunicare bene nell'ascolto di sé e dell'altro.
Ma non sempre ci interessa sapere cosa pensa l'altro o cosa potrà pensare, a volte, è solo una forma di presunzione o magari di autodifesa.
Così si ripetono sempre le stesse cose, come lasciar disperdere parole nella palude della memoria, lasciarle trascinare da un istinto di rabbia o bloccarle, perché rimaste confuse nella mente.
Non è impossibile ma ogni tanto dovremmo cercare il nostro riflesso nell'altro per capire e per capirCi. 

E allora, forse, un'azione, un pensiero, prenderebbero forma, senza diventare necessariamente un peso, una gabbia, una spada che, come dice la leggenda, affonderebbe nella roccia e difficilmente qualcuno riuscirebbe a tirarla fuori.


Lucia G.

baseil potere delle parole

Una parola incauta può far divampare un conflitto.
Una parola crudele può devastare una vita.
Una parola amara può instillare odio.
Una parola brutale può ferire e uccidere.
Una parola cortese può aprire molte porte.
Una parola gioiosa può illuminare una giornata.
Una parola tempestiva può ridurre l'ansia.
Una parola dolce può curare il corpo e l'anima.

Anonimo.

(dal libro "Le parole che valgono" di Hal Urban)
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il potere delle parole

Una parola incauta può far divampare un conflitto.
Una parola crudele può devastare una vita.
Una parola amara può instillare odio.
Una parola brutale può ferire e uccidere.
Una parola cortese può aprire molte porte.
Una parola gioiosa può illuminare una giornata.
Una parola tempestiva può ridurre l'ansia.
Una parola dolce può curare il corpo e l'anima.

Anonimo.

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Una parola incauta può far divampare un conflitto.
Una parola crudele può devastare una vita.
Una parola amara può instillare odio.
Una parola brutale può ferire e uccidere.
Una parola cortese può aprire molte porte.
Una parola gioiosa può illuminare una giornata.
Una parola tempestiva può ridurre l'ansia.
Una parola dolce può curare il corpo e l'anima.

Anonimo.

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Una parola crudele può devastare una vita.
Una parola amara può instillare odio.
Una parola brutale può ferire e uccidere.
Una parola cortese può aprire molte porte.
Una parola gioiosa può illuminare una giornata.
Una parola tempestiva può ridurre l'ansia.
Una parola dolce può curare il corpo e l'anima.

Anonimo.

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Una parola crudele può devastare una vita.
Una parola amara può instillare odio.
Una parola brutale può ferire e uccidere.
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Una parola gioiosa può illuminare una giornata.
Una parola tempestiva può ridurre l'ansia.
Una parola dolce può curare il corpo e l'anima.

Anonimo.

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