Sempre più entrate e meno uscite. Sempre più pubblicità di prestiti e
risparmi, ma chi può riceverli e farli veramente, sono in pochi. E in più, chiedendoci: "Chi gestisce i tuoi risparmi, fa anche i tuoi interessi?".
Ci vogliono garanzie. Quelle che solo alcuni hanno.
Ogni giorno si aggiunge una nota
stonata alla “rubrica” quotidiana dedicata alla crisi. Crolla il potere d’acquisto, la possibilità di
risparmiare è quasi nulla, secondo i dati arrivati dall’Istat. In molti tirano
avanti grazie anche ai risparmi accumulati negli anni e i conti luccicano, ma
in rosso.
Tenendo conto dell'inflazione, il potere di acquisto
delle famiglie è sceso, infatti, del 4,8%. La caduta risulta essere la peggiore
variazione annua da quando è disponibile il dato, ovvero dal 1990. La disoccupazione in Europa ed in Italia ha
raggiunto davvero livelli impressionanti. Dopo la fase finanziaria si è passati
a quella economica ed ora siamo a quella sociale senza che le due precedenti
siano state risolte. L'ultima fase, che speriamo non si verifichi mai, potrebbe
essere una crisi istituzionale dell'Unione Europea e di qualche suo Stato
membro tra cui l'Italia che in questo periodo vive una situazione molto
difficile. Previsioni che fanno prospettare rivoluzioni , con tanto di periodi “bui”.
L'Italia non può permettersi che
siano vanificati i grandi sacrifici fatti, ha urgente bisogno di autorevoli
vertici istituzionali, che possano agire in maniera celere per evitare che un'attesa
prolungata possa nuocere alla credibilità internazionale e innescare una nuova
fase di crisi dell'intera area dell'euro.
Una cosa, che agli occhi di
esperti e gente comune risulta inaccettabile, è che di fronte a questa
situazione l'impostazione ufficiale delle istituzioni Ue continui ad essere
solo quella del rigore fiscale che, associato alle riforme strutturali,
dovrebbe rilanciare, ad un anno futuro imprecisato, la crescita e
l'occupazione. Non c'è dubbio che in molti Paesi (tra cui, ma non solo,
l'Italia) le riforme siano necessarie ma la loro attuazione in recessione
diventa molto, troppo, difficile. La Ue dovrebbe perciò favorire subito alcuni
progetti selezionati tra quelli inclusi nei due grandi programmi poliennali
(Connecting Europe Facility ed Europa 2020) di più rapida esecutività per
rilanciare la crescita e l'occupazione, per valorizzare di più l'industria e le
imprese potenziando ulteriormente la Bei (la Banca Europea per gli investimenti).
Tutto ciò richiede una pressione
politica sulla Ue nella quale anche le Associazioni di imprese e sindacali
dovrebbero svolgere un’azione costante sia direttamente che indirettamente
attraverso il Parlamento europeo e i Governi nazionali.
E tutto quello che gli italiani chiedono,
è un Governo, ma non uno qualunque, ma uno con idee e obiettivi chiari che
salvi l’Italia e gli italiani, presto.
Dati tratti da: Sole240re, Istat
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