giovedì 23 maggio 2013

Per Miss Italia le polemiche continuano

 "La verità e la bellezza sono scomode"  Tara Gandhi

Niente fiori d’arancio quest’anno tra Miss Italia, il concorso storico di bellezza (nato nel 1939) e la sua trasmissione televisiva sulla Rai. La presidente Anna Maria Tarantola da quest’anno ha deciso di lasciar fuori le Miss dalla tv pubblica per una scelta editoriale. Sostenuta da più voci, istituzionali e non, in virtù del valore della bellezza soprattutto nel sociale, l'organizzatrice del concorso Patrizia Mirigliani ha annunciato che, con o senza la Rai, Miss Italia continua.  


Convegno sul valore sociale della bellezza

 La senatrice Silvana Amati (PD), ha preso spunto da un articolo comparso sul quotidiano La Stampa che titolava "Né isole, né Miss". Nell’articolo, la presidente della Rai Tarantola, "bandisce" Miss Italia dalla rete perché le donne possano essere rappresentate diversamente.Amati, definendo “inaccettabili” le dichiarazioni rilasciate dalla Tarantola, ha affermato che"se è vero che le miss sono un prototipo di immagine femminile così negativo, che cosa propone in risposta il servizio pubblico?".

 
Un convegno interessante perché non si è discusso sul concorso di bellezza in , ma sulle varie iniziative promosse da Miss Italia in collaborazione con altre associazioni a scopo benefico. E a farlo è stato un filmato e le varie testimonianze di associazioni quali la Komen, la Nesco, l'Università del Sacro Cuore di Roma, L'Anmil, La fondazione Vertical, l'Associazione "Incontra Donna", il concorso Miss France, l'Enpa e la Lega del cane.  

Se Lucia Bosè, presente all'incontro, poteva apparire di parte nell'affermare che Miss Italia non può morire, perché risorsa del cinema e non solo, allora il messaggio del Cardinale Gianfranco Ravasi poteva sembrare una voce fuori dal coro. Invece: "In una società in cui bellezza è sinonimo di apparenza, è necessario riproporla in tutta la sua forza, perché è attraverso di essa che si può giungere ad orizzonti più alti. La bellezza va amata".  Parole in sintonia con il resto delle dichiarazioni.
“Il valore sociale della bellezza: perché estetica ed etica sono le facce della stessa medaglia”,nella libertà e responsabilità di chi lo propone, aggiungo io.  E se "la bellezza e la verità sono scomode", come aveva affermato Tara Gandhi durante un incontro con le Miss, se ne ha la conferma.

Tra i vari interventi a favore della causa, quello di Isabella Rauti, presidente di ‘Hands Off Women’: “C’è stata una deriva di velinismo, nella società e nella politica, si è fatto poco e ora decidono di fare la guerra alla bellezza - ha spiegato Isabella Rauti - mentre accettiamo immagini femminili negative nella pubblicità.  Bellezza e intelligenza possono camminare insieme. Belle, intelligenti e impegnate nel sociale è un messaggio di educazione e cultura che dobbiamo sostenere". 

Dal canto suo, Anna Maria Tarantola sostiene che “la Rai, come concessionaria del servizio pubblico in Italia” deve “avere una sua distinguibilità, una sua cifra”. Nell’intervista a La Stampa il presidente della tv pubblica, a un anno dal suo insediamento, spiega che Viale Mazzini deve prediligere “la qualità, sempre, in tutto: informazione, fiction, intrattenimento”. Per questo, sottolinea, “abbiamo abolito L’isola dei famosi e Miss Italia perché non rientravano in questo progetto“. 
Isole e miss, un connubio che poco piace agli occhi di chi sostiene il concorso. Durante il convegno in merito, infatti, in molti sono convenuti nell’affermare che se si vuol fare “ferro e fuoco” alla mercificazione del corpo della donna, allora bisognerebbe volgere uno sguardo anche alla tutela dei diritti dei minori che negli show che li vedono protagonisti sembrano quasi svanire.  Una questione anche di coerenza, a loro avviso.

Forse, se la bellezza non fosse interpretata solo attraverso misure e occhi maliziosi, si tornerebbe a concepire una sana bellezza, intesa come armonia, positività, luce. Una donna è bella anche per il mistero, per ciò che trasmette con il corpo, con la sensualità e non credo ci sia nulla di male in questo. Dostoevskij ha scritto che "la bellezza salverà il mondo". Guardare alla bellezza con occhi nuovi, senza alcuna ipocrisia. Ma c'è tutta una questione di filosofia estetica dietro che forse in pochi condividono, o semplicemente cononoscono.  

Insomma, mentre l'opinione pubblica rimane divisa tra chi etichetta Miss Italia come una vetrina e chi vede nell'estetica una concreta possibilità etica, ciò che rimane sicuro è che per adesso, almeno le polemiche continuano... 

giovedì 16 maggio 2013

Noi: "Quelli dell'ultimo momento"

"Gli esami sono vicini e lo studio è troppo lontano dalla mia stanza....": era la mia canzone, le mie parole ad hoc per la maturità. E già sono trascorsi quattro anni da allora. Ma da questo punto di vista, il mio atteggiamento non è molto "maturato". 
Il tempo scorre, come il nemico più spietato o l'alleato più sincero, che ci cinge addosso la cintura stretta o larga a seconda del caso... Un pomeriggio che non passa mai, una mattina sprecata e volata chissà dove. Ognuno ha il suo esame che lo aspetta al varco: un lavoro, un progetto, un'intera sessione di prove, una scadenza, un countdown che scorre veloce. E noi? Povere vittime o grandi eroi? Sarà pur vero che l'"agenda" fa tanto, ma in realtà tanti di noi vivono quell'ultimo istante da brivido, o meglio, il brivido dell'ultimo istante.

Io sono quella dell'ultimo minuto. Ma sono anche quella che aspetta il minuto giusto, il momento che attribuisce al lavoro in sé una forma, un senso, e a me lo stimolo giusto per farlo. Un primo stimolo (e quello più logico) sarebbe il pensiero di non avere più tempo, ma in fin dei conti il tempo non è altro che un insieme di sensazioni e movimenti. Sento di dover studiare ma sto ferma davanti a un Pc: questo è il mio presente.  Troppo vago, forse? 

In effetti, ne conosco poche di persone che facilmente riescono ad organizzare bene i loro impegni, e nei loro confronti non nascondo una punta d'invidia e di ammirazione anche. Pensandoci, volendo, tutti potremmo riuscirci.... eppure, il mondo ci remerebbe contro comunque! E allora: lasciamo le cose come stanno. 
Ed ecco che si fanno le notti insonni, s'ingoia un libro intero in un pomeriggio, per vomitarlo il giorno dopo. Un'impresa? "Mission impossible"? A volte a riuscirci ci si sente quasi speciali, prima.
Subito dopo, invece, immensamente stupidi: quando oltre al capogiro si sarà aggiunto anche il voltastomaco da indigestione. 
Perché con una valigia preparata all'ultimo momento si rischia di dimenticare qualcosa e, soprattutto, se la si prepara appena svegli, la mattina stessa della partenza, si pensa di averla riempita, quando invece, la nostra valigia sarà rimasta vuota. Peserà solo per convinzione. Poi, certo, se si vorrà convincere anche gli altri del "peso" e, soprattutto, della "consistenza", entrerà in gioco l'arte oratoria o meglio conosciuta come l'arte persuasiva.

E poi ci toccherà fare sogni strani, tipo dover pagare delle multe, correre a piedi scalzi e... sfiorare l'idea che, forse, non abbiamo tutte le carte in regola. Ma noi siamo quelli dell'ultimo momento, le cose a volte riescono brillantemente, altre invece,  miseramente. E in quest'ultimo caso daremo la colpa sempre a lui, a un concetto soggettivo o meramente oggettivo, a un insieme di sensazioni e movimenti. A quello che sarà diventato il nostro peggior nemico: il tempo.  Eppure, c'è chi sostiene che non sempre è colpa nostra, che non dobbiamo preoccuparci troppo del futuro "perché arriverà troppo presto", in maniere imprevedibile. O ancora:
 "Non avremo neanche il tempo per essere noi stessi, avremo giusto il tempo per essere felici".
Se lo vogliamo. Forse, inconsapevolmente o meno, ci crogioliamo in quel brivido, in quella bolla di rischio che non sappiamo quando né come esploderà. Tanto, alla fine dei conti, potremo dire a nostra difesa che: " non c'è stato abbastanza tempo".




  

 . 

lunedì 13 maggio 2013

TELECUCINA, C’ERA UNA VOLTA LO CHEF


Un mio post scritto per il sito "Lo studente indeciso ai fornelli"  Link: pensieriaifornelli.it


Un’altra tendenza, che forse non tutti sapranno, è l’aumento di chi vuol intraprendere questa carriera. Oltre 53.000 utenti l’ultimo mese hanno cercato sulla Rete informazioni “sulle scuole culinarie” (dati provenienti da “Search Engine”). Si pensa che questa tendenza sia guidata dall’aumento significativo del fenomeno televisivo da qualcuno denominato “cooking show”.
Da una parte ci sono esempi di una cucina raffinata, ricercata con cuochi famosi che fanno molto glamour. Dall’altra quelli di una cucina quotidiana, economica e semplice, plasmata sull’arte dell’arrangiarsi, che utilizza ingredienti pronti , per avere il maggior risultato con la minor fatica.
La pratica culinaria abbandona così l’orizzonte ordinario per diventare un hobby, un’azione ludica, trasformando un pasto in un “evento speciale”, in un’occasione per esibirsi. La tele cucina dà così suggerimenti per affinare il gusto, spunti estetici prima che tecnici. E proprio per questa ragione viene proposta una cucina del sapere, dello scoprire, del viaggiare che presuppone, oltre che un interesse, una certa vivacità. Dove i fornelli diventano quindi il campo di un’attività ricreativa per chi la fa e chi la guarda, orientata al piacere prima di tutto. In fin dei conti, la cucina riprende così il suo antico aspetto sociale, conviviale, in cui mettere in gioco le proprie abilità.
Se non vogliamo mangiare sempre cibi surgelati, oppure se preferiamo risparmiare soldi e tempo, ci affidiamo a quei personaggi “comuni”, carismatici che possano rappresentare meglio una parte di noi se non la proiezione di quello che non siamo o vorremmo essere.
Forse alla fine, diventeremo tutti dei cuochi provetti, mentre gli chef continueranno a svolgere il loro mestiere sotto la luce dei soli fornelli. Oppure, come altri dicono, sarà la televisione che semplicemente avrà saputo “cucinare bene i suoi telespettatori”.


venerdì 3 maggio 2013

Giornalisti del reale, il peso della Libertà di stampa



Un lavoro sempre più a rischio. C’è chi lo vive così uscendo da casa, chi invece, per raccontare i fatti,  si reca in quei posti dove faranno di tutto per privarlo della voce.

Il 2012 è stato l’anno record di giornalisti uccisi e incarcerati:  in 121 hanno perso la vita lavorando. Le zone maggiormente interessate sono state e continuano ad essere il Medio Oriente e il Nord Africa (26 morti), seguono l’Asia (24 morti) e l’Africa sub sahariana (21 morti). Il continente americano è l’unico a registrare un calo, seppur relativo, del numero di giornalisti assassinati(15). Il bilancio non è mai stato così negativo dal 1995. In questi ultimi anni, il numero dei reporter, cronisti, blogger è cresciuto fino a raggiungere i 67 morti nel 2011, 58 nel 2010, 75 nel 2009.

Chi/cosa c'è dietro. I giornalisti che hanno perso la vita nel corso del 2012 sono stati vittime della copertura di conflitti o attentati, oppure assassinati per mano di gruppi legati alla criminalità organizzata (mafia, narcotraffico...), di milizie islamiche o per ordine di ufficiali corrotti. Pagine lunghe, grigie come lapidi che delineano “veri cimiteri” per i giornalisti, come la Siria che ha visto scomparire 17 giornalisti, 44 cittadini-giornalisti e 4 collaboratori dei media solo nello scorso anno. Esattamente in questi giorni, il giornale La Stampa ha lanciato l’allarme sulla scomparsa di un loro inviato:  Domenico Quirico non dà più sue notizie dal 9 Aprile, quando si trovava a Homs,  in Siria. 

Costa tanto oggi cercare le notizie, sventrare storie di sangue laddove tutto viene celato, oggi più che mai.  E se chiedi a un giornalista, ti risponderà che “*il pericolo non può essere evitato o sterilizzato, sarebbe illusorio pensarlo”. O ancora: “**Non  possiamo pensare di osservare le formiche dall’alto usando la lente di ingrandimento per avere l’illusione di essere vicini. Noi dobbiamo invece assumere il punto di vista delle formiche, stare con i piedi ben ancorati a terra: essere cronisti del reale”. 

Eppure oggi, un mestiere così prezioso per la vita dell’uomo, per la sua libertà di pensiero e di informazione, rischia di non essere più libero e sicuro. Di questi tempi in Italia molti inveiscono contro i Media quali coautori del malessere che viviamo, ma proprio in questi anni molti giornalisti hanno denunciato truffe, privilegi, sprechi delle caste e non solo. E’ il loro lavoro, dal loro punto di vista che non cerca di storcere la realtà o di darne una diversa accezione a seconda dei casi, ma di ricostruirla in una cornice di senso che sia il più possibile "vicina alle formiche".
Oggi ricorre la giornata mondiale dedicata alla libertà di stampa e alla sicurezza dei giornalisti e a loro va il mio sostegno, perché credo in questa professione e in chi la svolge, intesa come vero servizio a se stessi e ai cittadini.  Quando il microfono è rivolto dalla parte del popolo, ed è il professionista che riunisce le voci e attribuisce un senso al tutto. E’ difficile e comunque rischioso, sotto tanti aspetti, ma quantomeno bisogna crederci.



Citazioni: 
* Domenico Quirico, giornalista de La Stampa
** Yoani Sànchez dissidente e giornalista cubana

FONTI: Link: La Stampa, esteri

giovedì 2 maggio 2013

ITALIANI ALL’ESTERO, WHAT DO YOU EAT?


Un pensiero all'italiano doc che va all'estero, ma non riesce a far meno della sua amata cucina, a chi va fuori dai confini del Bel paese e cerca nostalgicamente  l'"italian food" che di italiano non ha neanche la scritta... 
Sarà perché ormai anche la cucina si è "globalizzata", ma non tutti i palati sono uguali.

E allora ci chiediamo: italiani all'estero, ma voi cosa mangiate?!

Qui il mio post completo per il FoodBlog Lo Studente Indeciso ai Fornelli